Passata l’ubriacatura di numeri, è il momento di fare un bilancio sull’esito di queste elezioni europee. Possiamo cominciare col sottolineare subito che, pur avendo sbagliato le cifre nel dettaglio, avevamo intuito il trend a favore del PD di Matteo Renzi, avendo già previsto un buon margine sul Movimento 5 Stelle. Del resto, nessun osservatore si è mai azzardato a prevedere un così clamoroso successo democratico, un vero tsunami. Si è rivelata verosimile anche la nostra previsione su Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra. Passando all’analisi politica del voto, si possono classificare tra i vincitori certamente il PD, ma anche la Lega (che guadagna un +2% rispetto al 2013) e Fratelli d’Italia, che pur non raggiungendo di poco il quorum ha raddoppiato i consensi rispetto a un anno fa. Importante (ma al di sotto delle aspettative) il risultato del partito di Angelino Alfano, mentre viene per la prima volta a mancare la rimonta a cui Silvio Berlusconi ci aveva abituati in tutti i recenti appuntamenti elettorali, portando Forza Italia tra i perdenti con il risultato più basso della sua storia. Netta la sconfitta anche dei montiani, orfani del loro fondatore e caratterizzati da una vera e propria diaspora nell’ultimo anno. Tuttavia il vero sconfitto è il Movimento 5 Stelle. E non tanto per i numeri (conserva pur sempre un 21%), quanto per i proclami di certezza della vittoria durante l’intera campagna elettorale nonché per i toni da unico ed indiscusso salvatore della patria del suo leader. Quale scenario si aprirà adesso? Sicuramente Matteo Renzi ha ricevuto una cambiale in bianco, avendo calamitato sul PD le speranze dell’Italia che crede sia ancora possibile risollevare il paese e uscire dalla crisi, oltre al voto di chi riteneva necessario frenare la deriva pentastellata. Resta da sciogliere il nodo delle riforme, con la nuova legge elettorale che rischia di lacerare definitivamente i rapporti tra le forze politiche del centrodestra che invece hanno bisogno di ritrovare unità per sperare di tornare competitive per la guida del paese. E bisogna capire quale sarà il ruolo di Grillo e Berlusconi che, se fino a ieri rappresentavano il valore aggiunto dei loro movimenti, oggi rischiano di essere davvero il principale ostacolo alla loro crescita e maturazione.
Vincitori e vinti
.