Una volta si diceva “piazze piene, urne vuote”. Oggi il metro di giudizio non sono più le piazze, ma i sondaggi. Che (seppur da prendere con le pinze) danno un’indicazione di massima sui sentimenti del Paese, soprattutto quando vengono costantemente aggiornati. E mentre l’attenzione della maggioranza dei commentatori va al duello tra family day e sostenitori del ddl Cirinnà, è passata in secondo piano la vera novità degli ultimi giorni: in caso di elezioni, un centrodestra unito sarebbe competitivo.
Si tratta di un dato riscontrato in quasi tutti i sondaggi più recenti, che registrano una flessione del Movimento 5 Stelle che per un paio di punti percentuali lascerebbe il ballottaggio (previsto dall’Italicum) a Partito Democratico ed eventuale listone unico Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia. Tuttavia non si tratta di un segnale incoraggiante per gli oppositori del governo Renzi, in quanto il duello tra i due schieramenti finirebbe con la vittoria del centrosinistra con cinque punti di scarto. Dallo scenario fotografato dai sondaggisti emerge un Paese spaccato in tre fette quasi identiche, con PD e centrodestra che si attestano tra il 30 e il 32% e i pentastellati tra il 27 e il 30%. Eppure proprio i 5 Stelle sconfiggerebbero sia centrodestra che centrosinistra se riuscissero ad accedere al ballottaggio.
Tornando ai dati sul primo turno, emerge una strana contraddizione: la somma dei movimenti di opposizione supera il 60%, ma alla domanda sulle intenzioni di voto al referendum sulla riforma costituzionale renziana la maggioranza schiacciante è orientata per l’approvazione (69%).
Fermo restando che la campagna referendaria non è nemmeno cominciata e che vi sono comunque un elevato numero di indecisi, ci sembrano dati su cui riflettere. Il risultato del sondaggio sul referendum è in parte sovrapponibile a quello sulle intenzioni di voto nel caso il Movimento 5 Stelle arrivasse al ballottaggio ed evidenzia ancora una volta il desiderio di cambiamento che aleggia “nella pancia” (ci si consenta il termine) degli italiani. La vera domanda, a cui non si può rispondere con un semplice sì o un semplice no, è: siamo disposti a tutto pur di ottenere un cambiamento fine a se stesso o vi è un limite oltre il quale la testa prevale ancora sulla pancia?
Un Paese spaccato e la voglia di cambiamento
Un Paese spaccato e la voglia di cambiamento
Un Paese spaccato e la voglia di cambiamento
Che non vada a finire che la somma di tutti i sondaggi porti poi a 230% che poi qualcuno si fa male sul serio come l’altra volta.