Trump declassa la crisi

«Nessuna vittima per i raid. Abbiamo tollerato Teheran troppo a lungo, ma ora siamo pronti alla pace

President Donald Trump, discorso alla nazione dalla Casa Bianca sull’attacco dei missili balistici iraniani, a fianco il Vice Presidente Pence, i generali e altri. (AP Photo/ Evan Vucci)

Non era cosa facile, evitare la guerra senza perdere credibilità e risolutezza. Prima di salutare, la ferma dichiarazione «finché sarò presidente l’Iran non avrà mai l’arma nucleare» poi il «buongiorno». Il presidente Trump ha preso atto  che «L’Iran sembra allentare le tensioni e in questo momento è una cosa positiva per noi e per tutto il mondo». Perentorietà e fermezza. Tuttavia apertura,se non di un canale di dialogo, almeno di una strada verso una descalation della crisi e verso una negoziazione.

Inasprimento delle sanzioni, dunque, ma non rappresaglia militare ed è una buona notizia, per la pace quale interesse collettivo. Poi, più coinvolgimento NATO « nel processo mediorientale» ha chiesto il presidente statunitense ma, per ora nel fatto concreto, Trump tende la mano all’ Iran che probabilmente, lo vedremo nelle prossime ore, non aspetta altro. L’impressione, tuttavia, è che Trump sia riuscito a mantenere fermezza, forza e consapevolezza della propria potenza militare nonostante tutto.

L’uccisione di Solimani è stata la prima di una lunga azione contro i terroristi che si permettono di minacciare l’America e la sicurezza dei suoi cittadini. Questo non sarà più tollerato.

« Quei giorni sono finiti».

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Infine, Trump si è rivolto al popolo iraniano: «dobbiamo raggiungere un accordo che vi permetta di crescere e prosperare». Gli Stati Uniti, assicura, «sono pronti alla pace, con tutti quelli che la desiderano».  Stessa lingua e stesso messaggio sembra aver usato l’Iran.  Che Trump non volesse una guerra era già abbastanza chiaro quando i vertici americani si erano premurati, dopo l’inaudita eliminazione del generale, di chiarire a Teheran di non desiderare un’ escalation delle tensioni.

E non la vogliono gli ayatollah nonostante l’attacco di ieri notte. Il ministro degli Esteri Javad Zarif su Twitter ha scritto di aver “concluso misure proporzionate” e di “non cercare una guerra“ anche se hanno detto in queste ore di volere gli Stati Uniti fuori dal Medio Oriente. Non hanno fatto altro che ripetere l’obiettivo di lungo periodo della strategia persiana: togliere la pressione americana ai propri confini, per essere liberi intanto di sopravvivere e poi eventualmente di estendere la propria influenza nel Golfo, in Mesopotamia e nel Levante.

Dichiarazioni che fanno rimanere il mondo col fiato sospeso.

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