Tra i due litiganti, i Curdi pagano

Nikki Haley (U.S.A.)-rappresentante permanente alle Nazioni Unite dal 27 gennaio 2017

Siria-Non è, naturalmente, detto che sia finita qui. Non è, naturalmente, detto che la missione di punizione per Bashar al- Assad, per aver usato armi chimiche, sia terminata e sia conclusiva di un progetto anglofrancese in medioriente. «Il fucile è ancora carico» ha detto Nikki Haley, l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Se così non fosse, la mission accomplished sarebbe di fatto una missione fallita o quantomeno inutile perché non modificherebbe la “mappa del risico”, non modificherebbe i rapporti di forza e gli obiettivi degli attori in gioco. Non è stato per nulla compromesso, infatti, il progetto Russo-turco-iraniano.

«La Russia è stata avvertita in anticipo degli attacchi militari congiunti di Usa, Regno Unito e Francia contro la Siria» ha dichiarato la ministra della Difesa francese, Florence Parly. E’ confermato quanto sospettavamo, quindi, ovvero che i missili sono stati lanciati su obiettivi mirati e in piena collaborazione con i russi per evitare l’incidente imprevisto che potesse portare a un’escalation del conflitto. Non a caso la stessa Russia ha precisato che nessuna bomba sia caduta nelle zone di difesa aerea di sua pertinenza. Mosca infatti non ha attivato i suoi sistemi di difesa aerea dislocati in Siria. I raid di Usa, Gran Bretagna e Francia sono stati contrastati unicamente dai sistemi antimissilistici siriani -prodotti oltre 30 anni fa in Unione Sovietica- ha precisato il ministero russo.

Anche l’ambasciatore americano a Mosca, John Huntsman, ha confermato a Interfax che si è trattato di un attacco telefonato e che gli USA hanno preso accordi strategici con la Russia prima di procedere, in modo da evitare che i raid rappresentassero un conflitto fra superpotenze.
Ovviamente non è tardata ad arrivare una condanna di facciata da Putin che ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Un minimo sindacale quindi e una reazione tuttavia contenuta nei toni e nei modi.

Il processo russo-turco-iraniano è in piena esecuzione e andrà avanti. Questo processo di pace e di normalizzazione della Siria prevede la divisione della stessa in aree di influenza secondo i falliti negoziati di pace di Astana ma riconfermati, dieci giorni fa, nel vertice di Ankara tra Putin, Rohani e Erdogan. Un processo di pace che andrà avanti nonostante tutto e nonostante la grande contraddizione della Turchia. Paese che è nella NATO, paese contro Assad che, a parole, dichiara di volere rovesciare il regime andando oltre le dichiarazione di Trump che, a dir suo, non vuole spingersi a rovesciare il presidente. Un paese, la Turchia, che in realtà vuole solo una cosa: ammazzare Curdi liberamente anche se, altro paradosso, i Curdi hanno di fatto sconfitto sul terreno l’Isis e preso Raqqa solamente coadiuvati dai bombardamenti USA. Dopo di ché, presa Raqqa, sono arrivati, invece che i ringraziamenti americani, i Turchi a massacrarli ma, sul massacro dei Curdi, USA-Francia-e-Inghilterra hanno sorvolato.

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