Di Antonino Zaniboni si può dire tutto, ma non che fosse una persona che non lascia il segno. Si può condividere o (come nel caso di chi scrive) prendere le distanze dalle sue posizioni politiche, recenti e passate. Ma non si può non riconoscere il ruolo da protagonista che il professore ha avuto nella politica e nella società mantovana. Uomo di grande cultura, promotore di laboratori politico-culturali che hanno visto la partecipazione di molti attori della politica locale di oggi, Zaniboni si è distinto negli ultimi anni per la sua appartenenza ad un mondo ormai scomparso. Appartenenza di cui andava orgoglioso e che rivendicava con forza. In questo ricordava Andreotti: il leader democristiano era sopravissuto alla fine del suo partito e della prima repubblica, restando quasi un pesce fuor d’acqua nella seconda, mentre il nostro Antonino era sopravvissuto alla fine della Politica, rimarcando la sua diversità in un tempo in cui l’antipolitica e il populismo regnano sovrani. Basti ricordare quella volta in cui, alla festa della Lega Nord dell’estate 2010, Zaniboni fece un intervento su immigrazione e rapporti con l’Islam e ai fischi della platea che urlava di non capire ciò che stesse dietro al fiume di parole dell’ex onorevole, lui rispose “non è colpa mia se voi non capite il mio linguaggio”. Chi scrive, avendo invece capito, non potè fare a meno di complimentarsi con l’unico relatore che aveva cercato di costruire un ragionamento politico, senza limitarsi a scandire qualche slogan. Quello è stato il primo e l’unico incontro con Zaniboni, ma il contesto lo ha reso un ricordo indelebile. Si possono contestare all’ex onorevole la condivisione di nove anni di amministrazione Burchiellaro, ma risultava difficile non condividere la sua critica all’eccessivo immobilismo della giunta Brioni e non riconoscere la coerenza che lo ha portato a non appoggiarne la ricandidatura. Si può contestare la lunghezza dei suoi interventi sulla Gazzetta, ma non lo spessore culturale che li caratterizzava. Il tempo in cui viviamo ci ha portato troppo spesso a confondere la Politica con il politichese, che sono due cose molto diverse. In una stagione in cui vi sono consiglieri comunali, sindaci e assessori che non sono in grado di leggere e capire una delibera o di scrivere una mozione, in un momento in cui la classe politica è formata da innumerevoli dilettanti allo sbaraglio, uomini come Zaniboni lasciano un vuoto che per chi ama la Politica sarà difficile non sottolineare. Ci accorgeremo della tua assenza, Barbetta.
Tonino e la Politica che non c’è più
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