Entro il 31 marzo la stretta sulle pensioni degli “ex”: il richiamo alle Regioni o lo Stato taglierà i trasferimenti. stopvitalizi
Taglio dei vitalizi agli ex consiglieri, presidenti e assessori regionali, si avvicina l’ora della giustizia sociale? Le Regioni che non si sono ancora adeguate alla norma contenuta nella Legge di Bilancio 2019, ovvero che non hanno ancora imposto una “stretta” sulle pensioni degli “ex”, hanno tempo fino al 31 marzo 2019 per farlo, pena la riduzione dell’ 80 per cento dei trasferimenti da Roma, esclusi quelli destinati al Servizio sanitario nazionale, alle politiche sociali e per le disabilità, nonché al trasporto pubblico locale. Ma c’è da scommetterci che per le Regioni che non taglieranno i vitalizi la riduzione drastica dei fondi si trasformerà in meno soldi per i più deboli.
Il costo dell’altra previdenza, un assegno da 157 milioni di euro.
Dopo questa sforbiciata saranno ritoccati al ribasso gli assegni di 3.500 ex politici regionali, con un taglio previsto attorno al 40% sull’attuale costo complessivo che, per le Regioni, secondo il “Quinto rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel 2016 è stato di 157 milioni di euro. Di questi, 6,4 milioni sono imputabili a Regione Lombardia, che ora farà da apripista: entro il prossimo aprile, prevede infatti l’emendamento del Pirellone, “i vitalizi già in essere, in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale sono rideterminati secondo il metodo del calcolo contributivo o altro metodo che tenga conto della contribuzione effettivamente versata”. Questo per evitare casi come quello del ciellino Luciano Valaguzza (nella foto a destra)
(l’eminenza grigia del Pirellone ai tempi d’oro di Roberto Formigoni) che, dopo aver versato contributi per 274mila euro, nel 2005, ne aveva già portati a casa ben 614.360. Valaguzza è stato eletto consigliere regionale per la prima volta nel 1985 per la Democrazia cristiana, dal 1998 è passato a Forza Italia. La riduzione dei costi per le casse regionali non è ancora stata quantificata. Ma la cifra dovrebbe superare i 700mila euro all’anno già ottenuti con il taglio ai vitalizi attualmente in vigore. In Lombardia, infatti, mentre i vitalizi sono stati aboliti con una legge regionale del 2011, per quelli in essere erano già stati introdotti tagli validi fino a fine 2018, di recente rinnovati per altri cinque anni. “Sforbiciate”, in questo caso, applicate con criteri di progressività e in base alle diverse soglie di reddito, già oggetto di molti ricorsi: sono attualmente 58 quelli pendenti presentati da ex consiglieri lombardi che si appellano al rispetto della Costituzione. Questione da cui non sarà al riparo neppure la nuova norma.
La rivolta degli “ex” di Lombardia
Il 10 gennaio scorso l’associazione consiglieri regionali della Lombardia, che riunisce gli ex politici regionali, ha inviato una lettera ai consiglieri in carica per condannare il provvedimento del M5S sul taglio dei vitalizi del dicembre scorso, perché, stando alla lettera, sarebbe stato approvato “in modo estremamente veloce, quasi foste dei carbonari e non dei legislatori in carica”. Gli ex consiglieri, che si dichiarano “ormai vecchi e impossibilitati a far fronte a drastiche riduzioni del trattamento economico”, chiedono di individuare ove possibile “una soluzione o una formulazione migliorativa” in previsione della rimodulazione del vitalizio “secondo il metodo del calcolo contributivo”, come previsto dalla Legge Finanziaria appena approvata. Lettera che ha fatto infuriare Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia, per cui i critici sui vitalizi “senza vergogna” “dovrebbero tacere”. “Non tolleriamo che si venga a piangere miseria per il taglio di un privilegio scandaloso”, ha replicato Violi.
Il tempo comunque stringe, e in molte Regioni ancora non si è arrivati al dunque. Tra queste spiccano l’Abruzzo, dove la proposta di legge del M5s sul taglio dei vitalizi è in stallo da anni.
Stesso discorso in Sicilia dove i vitalizi sono aboliti dal 2012 ma la proposta di riforma del M5s per il taglio delle indennità degli ex deputati regionali è ferma.
Tutto fermo in commissione anche in Molise e nelle Marche. In Liguria se ne discute in una commissione ristretta guidata dalla pentastellata Alice Salvatore (nella foto a sinistra).
Pensioni e vitalizi: quanto ci costa l’altra previdenza
Per quanto riguarda l’altra previdenza delle Regioni, che complessivamente erogano 3.517 vitalizi, in cima alla classifica c’è la Sardegna, con una spesa totale di oltre 17 milioni di euro l’anno, seguita dalla Puglia con 15 milioni e un importo medio elevatissimo (per ogni vitalizio di ex consiglieri la Regione Puglia stacca infatti un assegno da 77mila euro l’anno). Al Sud gli importi medi più elevati, 59mila euro in Sicilia (stessa cifra per il Lazio), 57mila in Sardegna e 55mila in Calabria.
Non sono dati aggiornatissimi, ma rendono bene l’idea.
E quando suonerà lo stop dell’altra previdenza? Il rischio è che per le regioni recidive dopo il taglio dei trasferimenti da Roma, a farne le spese siano proprio la salute, i disabili, i poveri e i servizi pubblici. O, nella migliore delle ipotesi, i soliti cittadini, che si vedranno aumentare le addizionali Irpef, proprio quelle regionali.