“La penna dei morti non dovrebbe disegnare manette attorno ai polsi dei vivi.” Secondo il terzo presidente degli Stati Uniti d’America ,Thomas Jefferson, ogni generazione avrebbe il diritto di decidere del proprio futuro e di cambiare la costituzione. E’ vero, cambiare la Costituzione non è un reato. I nostri padri costituenti erano persone di valore e di valori non confrontabili con quelli di quanti oggi pretendono di rappresentarci e l’avevano previsto. Sì, il testo si può cambiare, aggiornare, adattare alle nuove esigenze anche se con un procedimento molto complesso, descritto dall’art. 138 della Costituzione stessa.
Quindi, almeno in teoria, non c’è nulla di male a modificare la nostra Costituzione. Basta rispettare questo articolo che di fatto la rende “rigida”. A chi in TV, credendosi particolarmente democratico, va a starnazzare la necessità di istituire un’assemblea costituente, ci sentiamo di rispondere che, così, non difende la Costituzione del 1947. Invece la declassa, diminuendone la rigidità in favore di una strana tensione plebiscitaria che in Italia, più che altrove, è davvero pericolosa.
In pratica a riformare la Carta Costituzionale bisogna stare molto attenti. E’ una casa che ci protegge dal freddo e dalle intemperie dell’autoritarismo. E in effetti la Costituzione ha protetto il sistema democratico in periodi davvero bui e “freddi” della Storia repubblicana. La Costituzione è la nostra casa e, se vogliamo cambiarla, premessa dovrebbe essere che la casa non vada bene o funzioni male. E in ogni caso, se il tetto di una casa perde, non possiamo togliere il tetto per rifarlo perché nel frattempo ci esporremmo al rischio di pioggia e intemperie che fuori dalla metafora sono autoritarismo e negazione delle libertà.
Gli equilibri, infatti, sono delicatissimi e modificarli non è per nulla cosa semplice. Per esempio il Parlamento, secondo la visione del 1947, doveva essere centrale: non a caso si parla di Repubblica parlamentare. E non ci importa di andare controcorrente. Siamo convinti che questa formula sia da preservare. Verremo additati come relitti della Storia da chi pensa che, siccome ha vinto le elezioni, può fare tutto quello che vuole senza rendere conto a nessuno, nel più breve tempo possibile e senza opposizione alcuna per vedersela dopo 5 anni solo con l’elettorato. Il parlamento è dunque una palla al piede, è un costo da ridurre, uno spreco, salvo che non si disponga di una maggioranza estremamente ubbidiente e schiacciante. Questo fu il modo di vedere le cose di Berlusconi per il tempo che fu al governo. Pare sia anche quello di Renzi. Come è stato per il primo, chi la pensa così è destinato a cadere travolto dalla superbia e dall’arroganza.
E in quest’ottica si capisce come non si sia potuto rinunciare alle “liste bloccate”. Le liste bloccate sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte e comunque ripresentate, in altra forma, nell’Italicum. Tutto questo anche se è ormai chiaro che non contribuiscono a selezionare positivamente i parlamentari per competenza e merito. Al contrario vanno bene solo a umiliare il Parlamento riempiendolo di ruffiani, somari e del peggio che c’é in giro in cambio di servilismo e piaggeria.
Viene il forte sospetto che faccia tutto parte di un disegno, premeditato, di svilimento e umiliazione del Parlamento.
Tanto basterebbe per cassare completamente questo tentato omicidio della democrazia.
Ma entriamo pure nel merito della riforma renziana. Qualcuno si farà sicuramente ingannare dalla retorica del risparmio. Ammesso che si risparmi, non ci sembra saggio risparmiare sulla democrazia e sulle garanzie costituzionali regalateci col sangue dai nostri padri. E’ necessario, piuttosto, risparmiare sugli sprechi e sui privilegi e non su quanto di più grande abbiamo.
L’esistenza del Senato elettivo e del bicameralismo perfetto (che è perfetto anche in senso lato) è a nostro avviso ragionevole in proporzione ai costi perché dà garanzie a cui non vogliamo rinunciare. Tra l’altro nella riforma, si badi bene, il Senato non è eliminato a dimostrazione che il risparmio non interessa a lorsignori. Anzi la Camera Alta si riempirebbe di amministratori e vice-amministratori degli enti locali della cui morigeratezza ci permettiamo di dubitare alquanto.
Il punto poi è che senza il Senato elettivo, così come inteso dalla Costituente, manca il contrappeso previsto, sbilanciando il potere verso l’esecutivo. Non vogliono eliminare il Senato: lo rendono semplicemente inutile, con buona pace delle menzogne sull’economicità.
Questa riforma non solo è dannosa, ma è pericolosa quasi quanto coloro che l’hanno architettata e voluta, ovunque essi siano.