Di fronte alla palese complicità della coalizione occidentale con il sedicente Stato Islamico, la Russia di Putin è l’unico attore internazionale che è intervenuto con serietà per colpire duramente il terrorismo. Putin sa sicuramente che dall’11 settembre (2001) le organizzazioni terroristiche sono poste al di fuori del diritto internazionale e non godono quindi di alcuna protezione. Lo stesso Consiglio di Sicurezza, nel condannare gli attacchi alle Torri Gemelle, inquadrava le organizzazioni terroristiche e gli Stati canaglia fuori dalle regole elementari della convivenza internazionale e Putin, che è di buone letture, ha approfittato di questa dottrina “statunitense” di sicurezza nazionale finendo per rafforzarla. Tanto basta in diritto internazionale a servire da fonte di diritto, per l’assenza di una fonte legislativa accentrata e di un’ autorità statale sovranazionale. Quindi d’ora in poi, anche grazie a Putin, guai a chi osa criticare l’intervento militare in Afghanistan. Rischia di essere ridicolizzato per partigianeria ideologica di sinistra, un’ onta per chi ama pensare e scrivere liberamente.
Eppure la sinistra non ha mai perso il viziaccio di adottare due metri e due misure a seconda del colore della casacca, rossa o azzurra. Questa disonestà intellettuale è sempre più insopportabile. Noi ci reputiamo di media intelligenza, ma sicuramente intellettualmente onesti. E riconosciamo l’onore, se meritato, anche ai vecchi nemici come Putin. La Russia ha cominciato a colpire duramente il terrorismo islamico in casa, cioè nel luogo che ha occupato. Lo ha fatto con precisione e straordinario tempismo, tra l’altro impedendo palesemente che il regime di Bashar Al Assad crollasse definitivamente, cosa che avrebbe rinvigorito lo Stato Islamico.
Con le truppe dell’esercito islamico a pochi chilometri dalla capitale, la Russia di Putin ha rovesciato i rapporti di forza e il campo di battaglia in pochissimo tempo: da sola ha fatto quello che l’occidente, in coalizione, non sarebbe mai stato capace di fare né militarmente (per mancanza di mezzi) né politicamente per incapacità evidente di selezionare strateghi all’altezza.
Questo spiega, a nostro parere, anche il perché degli attacchi in Francia. Dal punto di vista dell’ Isis attaccare la Francia significa spostare a occidente il conflitto. E’ meglio infatti attaccare l’occidente che è più debole, vista l’impossibilità di rompere la “trincea” sulla Russia. E’ logico e comprensibile anche a chi ha semplicemente giocato a Risiko: se si sta per perdere la battaglia al centro, conviene spostare il gioco su un’altra parte del tabellone meno coperta dalle truppe avversarie.
Così Putin vince due volte.
Putin non vince, stravince
Putin non vince, stravince
Putin non vince, stravince