Donald F. Tusk, Presidente del Consiglio europeo.

Non c’è naturalmente nulla di illecito nelle numerose espulsioni dei diplomatici russi. Secondo la convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 (art.2), infatti, lo stabilimento delle stesse si fonda sul consenso. E’ quindi lecita la decisione dei numerosi stati membri di espellere i diplomatici russi quali “personae non gratae”, ovvero persone non gradite. Si tratta, tuttavia, di un’ azione estremamente ostile se pensiamo che anche in uno dei momenti più caldi della guerra fredda Anatoly Dobrynin, ambasciatore sovietico, era presente a Washington e poteva interloquire con il fratello di  Kennedy, Robert, nella crisi dei missili a Cuba. Il messaggio di ostilità, quindi, deve essere arrivato, al Cremlino, forte e chiaro anche perché Putin ha un orecchio molto sensibile a questo tipo di comunicazioni.

Deve essere arrivato forte e, per alcuni versi, irricevibile anche ai partner europei. Non proprio tra le righe, Trump dice che è lui, e solo lui, che può intraprendere relazioni internazionali, per conto della NATO. A poco possono valere i tentativi di conservare una parvenza di indipendenza,  dal fronte più intransigente, con dei distinguo. Gli unici paesi che non hanno intrapreso la strada a stelle-e-strisce sono paesi minoritari (Austria, Cipro, Slovenia, Belgio, Grecia, Malta, Portogallo, Lussemburgo). E naturalmente la Svizzera. Per tradizione più che per strategia.

L’Italia, nonostante la guerra fredda, nonostante le estreme contrapposizioni ideologiche, ha sempre tenuto con la Russia buoni rapporti commerciali e talvolta cooperazioni politiche in grado di dare profondità strategica a questi rapporti, come al vertice atlantico di Pratica di Mare nel 2002, dove per la prima volta le porte dell’Alleanza Atlantica si aprirono all’ex-potenza sovietica, il tutto, come sappiamo, condito con un pittoresco stravagante rapporto personale tra Berlusconi e Vladimir Putin.

L’Italia di oggi ha, in parlamento, appena eletto due principali forze politiche e entrambe sono filo-putiniane e assai critiche verso le sanzioni alla Russia. Forse per questo motivo l’Italia ha chiesto l’espulsione  di solo 2 funzionari, “minimo sindacale”, cercando così di smarcarsi dalla linea intransigente statunitense.

Quello che manca da troppo tempo, però, è la capacità dei politici italiani di approfittare della situazione per impostare nei confronti di Mosca una strategia seria e una politica complessa che vada oltre le mere convenienze commerciali ma che assicuri all’ Italia un ruolo di leadership di tutta la politica europea verso la Russia .

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