Ostaggi della BCE con la proposta spagnola

Pedro Sanchez. Debito perpetuo/ La proposta della Spagna.

La Spagna nei giorni scorsi attraverso la viva voce del Primo Ministro Sanchez ha lanciato la sua via per uscire dalla crisi sociale, prima ancora che economica, scatenata dal coronavirus. Esaminiamo come dovrebbe funzionare e quali potrebbero essere le possibili (quasi certe) conseguenze. Occorre preliminarmente osservare che la proposta francese della monetizzazione del debito è molto simile a quella iberica, quindi è possibile che nella riunione dei capi di Stato e di Governo attualmente in corso siano poste sul tavolo della discussione. Come dovrebbe funzionare.

La proposta è abbastanza semplice nella sua formulazione. Si prevede la costituzione di una nuova “entità” all’interno dell’UE che possa emettere titoli di debito perpetui cioè senza scadenza (irredimibili) con l’aggiunta rispetto alle altre idee della possibilità di pagare interessi passivi molto bassi per un tempo indefinito (pensiamo ad esempio ad un tasso dell’1%). Gli interessi passivi dovrebbero essere a carico del bilancio dell’UE. Un semplice esempio numerico per chiarire la proposta.

Verranno emessi da questa nuova “entità” europea 100 miliardi di euro di titoli di debito e il bilancio dell’UE paga un interesse passivo dell’1% (sui 100 miliardi emessi) indefinitamente, per sempre. Il ricavato della vendita dei titoli di debito verrà poi distribuito “dall’entità” ai Paesi richiedenti per le esigenze legate all’emergenza pandemica. Vediamo ora le tecnicalità. Gli interessi passivi a carico del bilancio UE. Questo significa che attualmente i Paesi che fanno parte dell’UE non hanno lo stesso peso in termini di contribuzioni al bilancio UE. La Germania e l’Italia, lo ricordiamo, sono contributori netti, versano all’UE di più di quanto non ricevano in termini di trasferimenti dal bilancio UE. Parrebbe vi possano essere delle pregiudiziali a questa proposta soprattutto da parte dei Paesi contributori netti.

Il bilancio UE, dato che sarà gravato degli interessi passivi perpetui, necessiterà di avere garanzie statali pro-quota da parte dei Paesi che si impegneranno a contribuire alla copertura degli interessi. Esempio numerico. 100 miliardi di titoli maturano annualmente (1%) 1 miliardo di interessi passivi che dovranno pro-quota essere divisi fra gli Stati aderenti all’UE. Ammettiamo a solo titolo di esempio che la quota a carico dell’Italia sia del 15%. Questo significherebbe che l’Italia perpetuamente dovrebbe contribuire al bilancio dell’UE con un importo di 150 milioni di euro annui. Esaminiamo ora le criticità.

La proposta spagnola prevede la costituzione di una nuova “entità”. Questa sarebbe l’ennesimo potere “centralizzato” che almeno nel caso dell’emergenza dovrebbe distribuire il ricavato del collocamento dei titoli di debito in ragione di criteri che non siano politici ma tesi alle reali necessità dei singoli Paesi. Un problema potrebbe nascere dallo stabilire i criteri con cui la nuova “entità” dovrebbe distribuire le disponibilità ai vari Paesi aderenti. Un punto di particolare difficoltà potrebbe essere il mercato. Chi dovrebbe essere l’acquirente dei titoli di debito perpetui ad un tasso molto basso? L’ideale sarebbe fossero acquistati tutti dalla BCE contro l’emissione di moneta (monetizzazione del debito).

La BCE si assicurerebbe una rendita perpetua (infinita). Questo è il punto focale. Se gli Stati nazionali, pro-quota, sono garanti attraverso il bilancio UE delle contribuzioni per pagare gli interessi passivi dei titoli emessi e totalmente acquistati dalla BCE giocoforza, significa che gli Stati nazionali saranno perpetuamente indebitati con la BCE. L’idea della monetizzazione del debito avanzata dalla Spagna pur indicando una possibile via d’uscita porterebbe ad un risultato prevedibile del tutto controproducente. Una perenne sudditanza degli Stati nazione alla BCE.

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