La guerra in Africa ha radici europee, secondo Matteo Salvini che critica la politica francese. Il vicepremier, da Palazzo Chigi, ha escluso qualsiasi intervento delle nostre forze speciali in Libia dove, a Tripoli, è in corso l’assalto delle milizie ribelli contro il premier Faye al Sarraj. « Penso che ci sia dietro qualcuno» ha affermato Salvini. Non lo dice chiaramente ma è sottinteso che quel qualcuno sia Emmanuel Macron. Ma sarebbe ingiusto attribuire alla Francia tutte le colpe, di una strategia italiana, completamente sbagliata in Africa, una strategia da dilettanti allo sbaraglio tra colonialismo, riconquista della Tripolitania, brevi occupazioni in Abissinia.
Errori storici a parte, la posizione geografica dell’ Italia parla da sé, e il ruolo marginale rispetto alle altre potenze si spiega solo con l’inettitudine, la timidezza e l’incompetenza della nostra politica estera. Di fatto l’Italia ha rinunciato a qualsiasi interesse nazionale in Africa, pace compresa. A noi non rimangono nemmeno le briciole: non rimane altro che la gestione dei flussi migratori. Il vuoto di potere italiano in Africa si traduce con una concezione meramente statistica dell’Africa (mortalità, nascite, malattie, povertà, aiuti, di pessima gestione della questione migratoria). Nessuno parla delle risorse umane, di spazi immensi, di potenzialità enormi inespresse di giovani fuori da ogni possibilità di contribuire al progresso africano o mondiale.
Di fatto il ruolo dell’ Italia in Africa è stato sostituito dalle ONG che, complici degli scafisti o meno, sono al momento gli unici attori in grado di operare in Libia, vista la mancata visione strategica della politica italiana.
Matteo Renzi non fu di certo un’ eccezione e le parole di aiuti allo sviluppo, di impegni alla stabilizzazione, di investimenti si sono concretizzate in nulla di fatto o hanno in passato riempito l’Africa di cattedrali nel deserto o hanno finanziato regimi sanguinari compiacenti con la supremazia occidentale. Così ha fatto la Francia con aggressività e senza guardare in faccia nessuno salvo, poi, essere nelle condizioni di chiedere aiuto agli altri stati europei (Italia naturalmente inclusa) e agli Americani.
C’è da augurarsi che il governo giallo-verde possa restituire agli italiani la loro storia africana che non fu solo ed esclusivamente una storia di fascismo o di missioni della Chiesa Cattolica ma anche di fondazioni, di imprese private, di scuole per i bambini, di università e di sanità.