E’ sempre più difficile, oggi, scrivere di politica senza perdersi nella banalità in cui ci portano le cronache degli ultimi tempi. Cos’altro c’è da dire sulla inconsistente pena di quattro ore settimanali ai servizi sociali inflitta a Silvio Berlusconi? Cos’altro c’è da dire sugli 80 euro mensili che Renzi aveva promesso a 10 milioni di italiani e che invece arriveranno a poco più della metà di loro e che verranno probabilmente risucchiati dall’aumento di alcune tasse locali? Quello di cui bisognerebbe davvero discutere è della mancanza di prospettive per questo paese, sempre più in crisi. Mancano progetti di lungo respiro, manca una visione globale del sistema paese, manca la possibilità per i più giovani di immaginare un futuro di stabilità e di benessere. E questo forse è il problema maggiore, perché un paese in cui è stato rubato alle nuove generazioni il diritto di sognare, è destinato a una lenta agonia. La classe dirigente degli ultimi vent’anni ha privato i giovani italiani della cosa più preziosa: i loro sogni. E si parla di classe dirigente, non di classe politica. Perché se non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, è anche vero che le responsabilità sono di politici (corrotti e impegnati a difendere interessi particolari e non generali), grandi industriali (focalizzati sul massimizzare i loro profitti senza la dovuta attenzione al sistema paese, ricorrendo al ricatto occupazionale per ottenere i loro scopi), magistrati (fortemente conservatori, con lo scopo di difendere i loro privilegi di vera e propria casta), insegnanti (altrettanto conservatori, sempre più disinteressati alla loro funzione di educatori e con sempre minor capacità di stimolare il pluralismo delle idee). Hanno ragione i 5 stelle, verrebbe da dire, con il loro “tutti a casa”. Peccato che i sostenitori di Grillo siano altrettanto responsabili. Se non maggiormente responsabili. Fanno parte dell’elettorato grillino quei giovani e meno giovani che hanno esercitato fino a ieri il loro diritto di voto in modo cameratesco, senza uno straccio di coscienza critica, perché ancorati a visioni ideologiche perfino quando si trattava di scegliere un sindaco. Fanno parte dell’elettorato grillino quei giovani che scandivano orgogliosamente il loro essere di destra o di sinistra senza nemmeno sapere cosa volesse dire. Fanno parte dell’elettorato grillino quei giovani e meno giovani che hanno vissuto gli ultimi vent’anni con spirito partigiano, invocando la resistenza civile e morale ogni qualvolta le elezioni erano vinte “dagli altri” e diffondendo il virus della delegittimazione reciproca. Fanno parte dell’elettorato grillino quei meno giovani che hanno vissuto i tempi dell’inflazione a due cifre, dell’esplosione del debito pubblico e dell’ingrassamento della pubblica amministrazione senza porsi il problema delle conseguenze che avrebbero portato. Fanno parte dell’elettorato grillino quei giovani che non si sono mai occupati della cosa pubblica e della politica fino a quando non si sono ritrovati alla soglia dei trent’anni senza un lavoro e magari con una laurea in tasca che non glielo procura. Ed è soprattutto a questi ultimi che, in risposta al grido “tutti a casa!”, risponderei: ma voi, fino a ieri, per il vostro paese cosa avete fatto?
“Le speranze non hanno chance, c’est la décadence…”
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