La crisi in Ucraina rischia di essere una Sarajevo rievocando il tema della polvere da sparo e delle polveriere. La reazione russa ha sorpreso anche i più attenti osservatori internazionali. Eppure a conoscere Putin, c’era da aspettarselo. Ovvio che è molto umilmente, senno di poi, ma Viktor Janukovič non è, per così dire, un leader che gode della simpatia dell’ONU e dell’occidente, i quali lo considerano come responsabile delle violenze di piazza e della feroce repressione. Ma è pur vero che questa rivoluzione appoggiata da USA e Europa non poteva essere digerita da Mosca.
Eppure, con sorpresa, c’è chi si è stupito delle mobilitazioni militari volute da Putin anche se lo stesso sostiene che non sono russe le truppe usate in Crimea. In Crimea, sostiene Putin, ci sono solo le truppe russe legalmente stabilite grazie ad accordi bilaterali sottoscritti. Le truppe che abbiamo visto marciare nelle immagini in TV (foto a lato) non hanno la divisa ufficiale di Mosca e sarebbero paramilitari delle forze di difesa della Crimea. Una repubblica autonoma, di prevalenza russa che conta di vincere il referendum per una maggiore autonomia che si terrà fra qualche giorno. Il referendum che molto probabilmente porterà alla proclamazione dell’indipendenza della Crimea e alla successiva adesione alla federazione. Vero o non vero, appaiono chiari i motivi per cui Putin avrebbe deciso di invadere. Primo, per proteggere i fratelli, anche perché l’ Ucraina fa parte di quell’area di influenza russa, o sarebbe meglio dire “Ortodossa” per usare l’ottimo lessico di Huntigton. Secondo, per tenere a una certa distanza la NATO in un clima oscuro da vera guerra fredda. Terzo, per creare un’ area economica di libero scambio che vuole coinvolgere anche tutte le repubbliche ex sovietiche per diventare un concorrente credibile non solo dell’ Unione Europea ma anche dell’ Occidente e di Wall Street. Quindi in ballo non c’è per nulla una questione di democrazia, come ci vorrebbero far credere, ma è più una questione di strategia mondiale che deve disseppellire tutto il lavoro di Huntington che si credeva di poter dimenticare dopo le relazioni internazionali delle sbronze con Vodka e delle pacche sulle spalle (leggasi Clinton con Yeltsin e Berlusconi con Putin, in ordine). Quarto punto è la questione delle batterie di SAM e di difesa missilistica che la NATO sta dispiegando in Polonia e che potrebbe benissimo e con maggiore efficacia essere dispiegata in Ucraina se questa dovesse spostarsi politicamente a occidente. Quinto, è la questione di un allargamento a Est dell’ Unione Europea. L’ Ucraina potrebbe essere un bacino industriale con manodopera qualificata di facile acquisto soprattutto da parte della Germania che ha un grande capitale economico da investire.
Il punto è che nell’ottica unipolare de ” La Nuova America” (Huntington) o anche de ” La fine della Storia “(Fukuyama), un leader che ancora combatte per gli interessi nazionali, per difendere i russi anche se vivono al di fuori dei confini appare non solo anacronistico ma, secondo loro, “dalla parte sbagliata della Storia” (cit. Barack Obama).
Potrebbe essere molto pericoloso però sottovalutare la volontà di Putin ad andare fino in fondo in queste battaglie di principio e per la supremazia culturale che non sono per nulla una cosa di altri tempi e per le quali l’occidente non è proprio, per usare un eufemismo, un attore sommesso e pacifico. E proprio per questo vale la pena di sottolineare che, senza la base in Crimea, la Russia perderebbe una buona parte della sua forza di fornire aiuti al regime siriano di Baššar al-Asad. In altre parole, il regime di E Baššar Hafiz al-Asad sta sopravvivendo proprio grazie agli aiuti che arrivano dalla navi russe che partono dalla Crimea e si dirigono al centro della scacchiera mondiale che è il medio oriente dove, davvero, si gioca e si giocherà la partita del nuovo secolo, e i Russi, è noto, sono molto bravi nel gioco degli scacchi.