Il gioco sporco di Putin

E’ guerra.

E la guerra è così. Vengono in mente le parole di Gino Strada quando spiegava che la guerra piace solo a chi non l’ha vissuta. L’abbiamo ricordato quando attoniti abbiamo visto l’AMV russo appiattire un’automobile. Ma al di là delle impressioni a caldo vale la pena fare qualche considerazione.
Il presidente Vladimir Putin ha detto che l’operazione militare è iniziata per difendere le autoproclamate repubbliche secessioniste di Donec’k e Lugansk, riconosciute solo dalla Russia e da un manipolo di suoi alleati. Il tutto contornato con un filo di retorica sovietica specificando che il vero obiettivo è la “denazificazione”. Un termine che ricorda la Entnazifizierung: la strategia alleata volta a liberare da ogni resto dell’ideologia nazionalsocialista la società, la cultura, la stampa, l’economia, la giustizia e la politica dell’Austria e della Germania. Ma che stavolta si fa a colpi di cannone e sui cingoli, non nelle redazioni dei quotidiani. Cosa voglia dire denazificare e quanto tempo possa significare dopo l’inevitabile vittoria, non è dato saperlo.

Volodymyr Zelensky, il presidente militare più social dell'Est che diventa eroe - Proiezioni di Borsa

Volodymyr Zelensky, il presidente militare più social dell’Est che diventa eroe – Proiezioni di Borsa

Dopo tre giorni dal riconoscimento delle repubbliche di Donec’k e Luhans’k controllate da separatisti filorussi e supportate da Mosca a partire dal 2014, sembrava ogni giorno, dei tre, sempre più chiaro che Putin non si sarebbe accontentato di questo ma che avrebbe cercato e ottenuto un’escalation del conflitto in onore dei vecchi tempi, in onore alla storia “bolscevica e leninista” dell’Ucraina.  C’è molto di retorica, retorica da film di sommergibili sperimentali sovietici, ma c’è anche qualcosa di vero.

In Ucraina c’è una porzione consistente di popolazione russofona o addirittura di etnia russasoprattutto nella parte orientale del paese e  in Crimea – annessa dalla Russia nel 2014. Poi solo ultimamente venne instaurato un governo europeista, filoamericano e antirusso.
Non potendo più controllare l’Ucraina, Putin ha cercato di indebolirla, sostenendo. anche militarmente i ribelli filorussi nel Donbass sicuramente anche come reazione al fatto che negli ultimi trent’anni la NATO è avanzata ben oltre le linee concordate a Yalta, oltre 1700 Km da Berlino Est, e approfittando del collasso dell’URSS ha incorporato dentro di sé stati che erano parte dell’Impero Rosso, come la Polonia e le repubbliche baltiche.

Oggettivamente la Russia non poteva tollerare un ingresso di Georgia e Ucraina nella NATO anche solo fosse per negare ostinatamente il suo nuovo status di potenza regionale. Putin non è Gorbačëv; Putin non ha mai accettato il crollo del muro di Berlino.

Dall’altro lato l’Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti hanno rassicurato  che non interverranno militarmente in Ucraina per difenderla dall’invasione russa. La prima non è tenuta a difendere paesi non membri e i secondi dopo il ventennio in Afghanistan non sono più disposti a difendere altri popoli fuori sede: fine della storia. Fine della Grande America. Putin che è forse il politico europeo più intelligente attualmente in carica, ha dato l’ordine di invadere con la consapevolezza di non rischiare lo scontro diretto con gli Usa.

L’Ucraina dunque è sola e rischia almeno la riduzione del suo territorio, se non addirittura di peggio. Di certo non entrerà mai più nella NATO e questo è già un risultato per Mosca. Inoltre è chiaro a tutti che la Russia esiste e ha potere, in parte dovuto anche all’arsenale nucleare, e intende utilizzarlo fino in fondo. Dimostra che la libertà di una nazione di scegliere la propria alleanza in base agli ideali in cui credono i suoi cittadini, è solo un principio astratto. La politica reale ci insegna in questi giorni che non si può prescindere dalle logiche di sicurezza e di potenza che spartiscono il mondo. E, impossibile non metterlo in relazione, a parte invertite per gli stessi motivi gli Stati Uniti non hanno tollerato i missili russi a Cuba nel 1961.

Europa non pervenuta, nemmeno questa volta. Incapace di parlare con una sola voce attraverso l’istituzione della PESC non solo per la debolezza dell’alto rappresentate ma anche per il protagonismo dei ministri degli stati nazionali  ( da Di Maio a Draghi, da Macron a  Scholz, nessuno che voglia rinunciare  alle sue dichiarazioni, delle quali avremmo fatto invece volentieri a meno, vista la qualità delle stesse tinte di luoghi comuni e di frasi di rito, mediocrità in coda a tutti gli altri attori politici mondiali.

Per l’Italia, infine, questa guerra pone un’ intricata matassa da sbrigliare. Gli obiettivi di Roma sono tanti e non facilmente conciliabili. Il filo del rasoio da percorrere è dato dal dover confermare una forte appartenenza alla NATO e alla sfera d’influenza statunitense ma allo stesso modo dal non poter rompere con la Russia per la questione del riscaldamento invernale o anche per l’infinta serie di relazioni e di interessi economici. Ma la ricerca di una linea più morbida sulle sanzioni rischia di isolarci.

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