I veri obiettivi del taglio dei parlamentari

Taglio dei parlamentari, come e quando si vota per il referendum

il facsimile del quesito referendario. Con il Sì, si sostiene il taglio. Con il No, si vota per mantenere lo status quo. Le urne saranno aperte domenica 20 settembre dalle 7 alle 23 e lunedì 21 settembre dalle 7 alle 15

Il taglio dei parlamentari è legge, via libera alla riforma con 553 Sì

Luigi Di Maio festeggia il taglio dei parlamentari con i deputati del M5s fonte: repubblica.it

Diremo subito che al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari voteremo NO, convintamente e senza finezza di tratto a matita. Anche questa volta la X inciderà la scheda elettorale con aggressività alla Don Diego de la Vega.
A chi ci accusa di essere prevenuti e di votare per partito preso, rispondiamo che è vero ma solo in parte.
Innanzi tutto la Costituzione è stata scritta da brave persone del secolo scorso. Non sembra saggio farla riscrivere dai politici contemporanei passati in maniera sommaria per il nuovo sistema di selezione politica, così diverso, così superficiale, così spesso evidentemente casuale e talvolta inspiegabile per dirla con garbo.
La costituzione vigente non è stata di impaccio alla ricostruzione, allo sviluppo e alla modernizzazione del nostro Paese in passato. Non è il numero dei parlamentari a essere alto, non è la Costituzione a dover essere modificata, lo è il sistema di selezione dei rappresentanti.
Eppure ogni tanto, questi politici che solo per l’ironia del fato siedono in parlamento e che pretendono di rappresentarci, ogni tanto, dicevo, si svegliano con una riforma costituzionale, sistematicamente bocciata dall’elettorato grazie alla rigidità della Costituzione stessa e alla procedura aggravata per la sua modifica. 2006, 2016 e, non paghi, 2020. Quasi non ci fosse niente di meglio da fare in Italia che avviare il complicato e impegnativo iter dell’art 138.
Che siano proprio i deputati e i senatori del m5s a svilire la materia costituzionale fino a farla diventare argomento di becera propaganda, mi delude e sconforta ma a questo punto non mi sorprende. Il drastico taglio dei parlamentari (da 945 a 600) sbilancia i delicati equilibri di potere e non c’è nessuna proposta di ribilanciamento. E quand’anche ci fosse, sarebbe difficilissimo riottenere un equilibrio così preciso come quello attuale.
La riforma infatti svilisce il ruolo del Parlamento, ancor più, verrebbe da dire. Parlamento che nella nostra democrazia è, o dovrebbe essere, centrale.
Sembra quasi che la nostra principale assemblea democratica sia surrogabile da altri più efficienti organi elettivi internazionali (Parlamento Europeo?) È questo dunque il progetto politico?
È svilire il primo presidio democratico, il vero obiettivo della riforma?
È svilire il primo presidio democratico, il vero obiettivo del fatto che nessuna riforma elettorale recente abbia mai proposto di ripristinare la rappresentatività delle camere? Tramite la reintroduzione delle preferenze, per fare un esempio?
È svilire il primo presidio democratico che è il Parlamento, il vero obiettivo del taglio lineare senza logica se non arrotondare il numero come quando si fa il pieno di benzina al self.
È punire i parlamentari, casta insopportabile, il vero obiettivo anche al costo di confondere il problema della qualità dei rappresentanti con il ruolo dell’istituzione democratica?
Per risparmiare quanto?

Il tutto senza pietà, con l’effetto collaterale di bloccare il funzionamento dell’apparato statale e di ridurre in maniera insostenibile la rappresentanza di interi territori.
La riforma che voteremo il 20 settembre è impregnata dello stesso spirito destabilizzante e eversivo della riforma Renzi-Boschi che abbiamo già relegato nell’archivio della Storia alla voce “ignominie”.

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