Dopo il commento del consigliere Acerbi, riceviamo e volentieri pubblichiamo la risposta dell’architetto Giampaolo Benedini al nostro articolo di replica su Esselunga. (sciodavi)
Gentile Direttore,
come promesso Le invio le mie considerazioni e non le nascondo di essere un po’ deluso dal Suo commento. Mi sarei aspettato da una persona giovane quale è Lei un atteggiamento diverso nel condurre il dibattito, con maggior imparzialità. Ci sono già altri mass media che indirizzano e che prendono posizione. Per esempio Lei cita il sondaggio della Gazzetta. Mi permetto di far rilevare che un argomento così complesso non può essere risolto con la richiesta di mettere una croce su SI o su NO per Esselunga, dopo una campagna mediatica che insinua interessi privati, irregolarità procedurali, un
aumento del traffico catastrofico, un disastro per l’economia della città, un disastro ambientale per la vicinanza di Palazzo Te, fra l’altro indicandolo a poche decine di metri dal supermercato quando invece sarebbe a qualche centinaia di metri ( mi pare ci sia una certa differenza). E altro ancora. A me piacerebbe che alla fine di questo dibattito si riuscisse finalmente a far capire ai mantovani quali sono i fatti oggettivi e quali sono quelli soggettivi, affinché possano veramente dare un loro giudizio razionale e non viziato dal lungo elenco di bugie… magari dette e scritte in buona fede… e quindi chiamiamole inesattezze.
Parto un po’ da lontano per comprensibili motivi. Quando ancora ero assessore alle opere pubbliche si presentò il responsabile della Societa’ Vittoria che aveva acquisito l’area dalla precedente proprietà. Dopo aver cercato di dissuaderlo considerando la complessità viabilistica della zona e aver anche suggerito alternative di localizzazione senza successo, venne dichiarata dai professionisti incaricati la disponibilità a risolvere le problematiche di Porta Cerese, secondo una soluzione da condividere con l’amministrazione stessa e gli altri enti preposti. Molte furono le proposte, compresa quella dei due sottopassi, da me preferita per motivi che ora è ininfluente indicare e che scandalizzò i più conservatori. Questione di opinioni.
Chi ha dimestichezza con gli iter procedurali in campo edilizio sa bene che, soprattutto per lavori di un certo peso, prima di arrivare alla presentazione del progetto definitivo – complesso e molto oneroso – e prima di prendere impegni irrevocabili, come dire prima di definire convenzioni particolari, si prendono contatti con gli uffici per individuare le linee guida del progetto stesso. Con questo voglio dire che pretendere un impegno scritto da parte di Esselunga prima ancora che si definisca se e come fare l’edificio mi sembra un po’ fuori dalla realtà. Fare il processo alle intenzioni, come lei Direttore ha fatto, mi sembra fuori luogo al fine di proporre un dibattito sereno. Insinuando il dubbio su ogni cosa non si risolvono le questioni. Esselunga ha sempre dichiarato e sostenuto la disponibilità ad assumersi tutti i costi per la riqualificazione di Porta Cerese.
Le proposte di intervento di Esselunga, dimensionate nei limiti del PRG allora in vigore, furono consegnate dalla società proponente anche agli uffici del settore urbanistica, forse in modo informale, durante l’iter di definizione del PGT. La riduzione a 0,3 dell’indice edificatorio dell’area nel PGT posto all’approvazione consiliare avrebbe notevolmente danneggiato la nuova proprietà. Opportuno l’emendamento di Carlo Acerbi di riportare l’indice a 0,6 per evitare, fra l’altro, l’apertura di contenziosi e considerando che il Comune non aveva risorse disponibili per l’esproprio dell’ex palazzetto e la riqualificazione dell’area.
Lei, come qualcun altro, suggerisce che la soluzione della viabilità di Porta Cerese verrebbe dalla realizzazione della tangenziale: mi permetta di dirLe che non riesco a pensare alla reale fattibilità di un tale progetto, stanti le difficoltà economiche attuali del territorio; e in ogni caso gli interventi infrastrutturali sull’ingresso della città sarebbero ugualmente necessari.
Per quanto concerne la chiusura della ferrovia da Mantova al Frassine mi pare di aver già scritto che tale tratto sarebbe eliminabile solo a patto di realizzare un altro percorso, come previsto nel progetto per la gronda merci da me sottoposto a RFI più di due anni fa. Il costo di circa cento milioni mi fa pensare che anche questa sia una cosa non sia fattibile a breve termine. Caro Scioscia, io credo che quello di Esselunga dovrebbe e potrebbe essere l’inizio di un processo di riqualificazione complessivo di tutta la zona, prendendo in considerazione anche lo spostamento dello stadio. E’ solo un problema di risorse e di volontà per arrivare a un risultato ineccepibile. Sarà per la professione che faccio ma, tra molto brutture, ci sono tanti interventi architettonici che possono reggere il confronto con le costruzioni del passato.
Giampaolo Benedini