Dunque eccoci, purtroppo, a scrivere un articolo che non avremmo mai voluto scrivere così presto, ancora commossi dalla triste notizia della scomparsa l’altro ieri del prof. Sergio Cordibella.
Mantova perde senza dubbio uno dei suoi figli migliori, una persona che con il suo lavoro nel mondo politico e culturale ha lasciato il segno. Ne hanno già scritto in tanti: a lui la nostra comunità deve, tra le altre cose, l’inizio dei restauri di Palazzo Te (culminati con l’imponente mostra su Giulio Romano a fine anni ’80), come anche l’idea del Centro Internazionale del Palazzo, col quale gettò le basi per la Celeste Galeria dei primi anni duemila. E poi gli ultimi anni al conservatorio Campiani e l’impegno con Italia Nostra, senza mai togliere tuttavia il suo sguardo dalla politica.
Sergio lo conoscevo da quindici anni, da quando cioè ebbe il coraggio di lasciare un posto di prestigio in consiglio regionale per candidarsi a sindaco di Mantova, in rotta di collisione con la classe dirigente del suo stesso partito che non gli sembrava più in grado di garantire una buona amministrazione della città. Lasciò il consiglio regionale per tornare in Comune, anche se sui banchi dell’opposizione. Perché Cordibella era così, una persona di grande intelligenza e dal carattere forte, disposto a battersi fino in fondo per le sue idee senza mai perdere la sua eleganza nel parlare e nell’esprimere il suo pensiero. In tanti anni non l’ho mai sentito alzare la voce: spesso rimaneva inflessibile sulla sua posizione, ma non perdeva mai la pazienza e soprattutto non dava l’impressione di considerare l’interlocutore un ignorante solo perché la pensava diversamente o militava nello schieramento politico diverso dal suo.
La prima volta lo incontrai su un grande prato recintato e inutilizzato da decenni alle porte della città. Era un pomeriggio in cui decollavano per una dimostrazione un paio di mongolfiere, che richiamarono numerose famiglie con bambini ad assistere, e lui ebbe subito la lungimiranza di capire che il volo poteva essere anche e soprattutto quello: un’occasione di ritrovo e di svago alla portata di tutti, in quel polmone verde che avrebbe potuto così essere restituito alla cittadinanza. In quell’occasione ci si fermò alle presentazioni, del resto chi scrive aveva a malapena compiuto i 14 anni.
Il secondo incontro avvenne un paio d’anni dopo, al termine di un lungo consiglio comunale nel pieno della battaglia per evitare la costruzione del turbogas Enipower: erano gli anni dello strapotere del sindaco Burchiellaro, che aveva ascoltato tutti gli interventi di maggioranza e di opposizione. Ma quando prese la parola il professore, si alzò di scatto dai banchi della giunta per abbandonare l’aula e rientrare solo al termine di quell’intervento fortemente critico e documentato, perché Sergio era uno che non parlava mai a vanvera. A fine consiglio ci concedemmo uno scambio di battute, culminato in un suo sorriso quando scoprì che i complimenti gli stavano arrivando da un giovane militante di centrodestra.
Da quella sera non ci si è più persi di vista, frequentandosi raramente ma con molta stima reciproca: Cordibella seguendo la crescita politica e amministrativa di quel giovane che col tempo smetteva di portare i calzoni corti, e chi scrive tenendo sempre nella massima considerazione le idee, i suggerimenti, perfino i dissensi che il professore esprimeva (spesso lapidario) nella sue e-mail, regolarmente firmate con un “Cordialmente, S. C.”.
Oggi non posso sapere se Sergio mi concedesse il privilegio di essere considerato un amico. Anzi, ne dubito fortemente vista la grande differenza di età e le poche occasioni per incontrarsi di persona. Quel che è certo è che viene a mancare un punto di riferimento importante, per noi ma anche per la città intera. Un uomo onesto, un amministratore serio e capace, un personaggio di grande spessore culturale che ha dedicato più di metà della sua troppo breve esistenza all’amore per la nostra Mantova.
Arrivederci professore. E grazie di tutto.
Grazie. Ciao