Siamo in un periodo particolarmente difficile causa la pandemia da corona virus e per questo assistiamo ciclicamente ad interventi del Governo per cercare di evitare quanto più possibile il fallimento delle imprese vero motore produttivo del Belpaese.
I suggerimenti per evitare fallimenti a catena arrivano da varie fonti ed una di queste è accreditare i conti correnti di famiglie e PMI per sostenere la domanda di beni da parte dei consumatori finali (noi intesi come collettività).
Come sappiamo nell’estate del 1971 (fine degli accordi di Bretton Woods) l’allora Presidente degli Stati Uniti R. Nixon con un semplice discorso alla televisione della durata di un minuto e trenta secondi sancì la fine della convertibilità del dollaro americano in oro.
Questo gettò scompiglio nelle banche centrali di tutto il Mondo ma fece Storia perché definì che la moneta (il dollaro USA era fino a quel momento la moneta di riferimento mondiale) perdeva la sua caratteristica di “merce” ed era diventata un semplice mezzo di pagamento avendo perso il suo “riferimento” con il metallo prezioso. Restava come mezzo di assolvimento delle obbligazioni semplicemente perché lo Stato dava valore legale alle sue banconote.
Questo significava che qualsiasi banca centrale di qualsiasi Stato sovrano, poteva stampare ed immettere nel sistema tutta (illimitatamente) la moneta che desiderasse per raggiungere fini monetari e di politica economica.
Se uno Stato, un qualsiasi Stato, nella stampa di cartamoneta non mantiene un equilibrio (non con l’oro perché non esisteva più questo vincolo) ma con il valore di tutti i beni e servizi prodotti nello Stato si genera il famoso effetto dell’iperinflazione.
Storicamente i fenomeni iper-inflattivi (la Storia ne riporta molti) sono legati alle guerre.
Lo sviluppo dell’iperinflazione in periodo bellico è noto e segue sempre lo stesso percorso. Lo Stato per finanziare lo sforzo bellico deve necessariamente (non ha altra scelta) stampare moneta per rendere possibile l’assolvimento delle obbligazioni che intercorrono quotidianamente fra i suoi cittadini. Il sistema produttivo deve rispondere alla produzione di beni e materiale bellico, quindi avviene la riconversione di interi settori produttivi per la guerra (una fabbrica di trattori viene riconvertita in costruzione di mezzi da trasporto per la truppa).
In quel specifico periodo aumenta quanto più possibile la produzione di servizi e materiale bellico ma scarseggiano i beni di prima necessità pur, ed ecco l’iperinflazione, una eccessiva presenza di moneta circolante nell’economia. Il fenomeno è confermato dal fatto che in quei periodi la sola “moneta” che viene universalmente accettata è l’oro.
Vediamo il parallelo con i correnti giorni.
Siamo in guerra, una guerra silente, nessuno spara ma la produzione di beni e servizi è rallentata perché l’area maggiormente industrializzata d’Italia è impossibilitata a produrre normalmente come prima dell’inizio della pandemia.
Se lo Stato (sovrano), per noi la BCE, dovesse accreditare semplicemente con un click sulla tastiera i conti correnti delle famiglie e PMI potremmo pensare che per analogia si creasse iperinflazione nel sistema economico e quindi le Signore nel fare la spesa dovrebbero prima caricarsi le spalle di pesanti fardelli di banconote.
Così non è e non sarà.
Proprio per evitare il contraccolpo della mancanza di liquidità alle imprese produttrici (tutte nessuna esclusa) che causerebbe i tanto temuti fallimenti a catena con aumento spaventoso della disoccupazione e quindi crollo della domanda aggregata, la BCE dovrebbe necessariamente ed immediatamente intervenire nel creare moneta dal nulla ed immetterla nel mercato come esattamente sta facendo la FED negli Stati Uniti.
Non si creerebbe inflazione, tanto meno iperinflazione, perché mancano i presupposti, si eviterebbe il disastro dei fallimenti a catena delle imprese e si manterrebbero milioni di posti di lavoro evitando pericolosissimi sconquassi nella società.
Una riprova ed avvisaglia di quanto potrebbe essere pericolosa la mancanza di produzione di beni (anche di primissima necessità) giace nell’incremento del prezzo internazionale del riso grezzo che si registra ormai da mesi (sappiamo che è il cereale di riferimento per miliardi di persone nel Mondo).
Quanto sopra gli economisti lo conoscono molto bene, gli storici lo hanno descritto nei minimi dettagli, speriamo, per il bene di tutti, diventi patrimonio operativo immediato anche per la BCE.