Tutto ancora molto incerto, nulla si sa veramente. E forse è ancora molto presto per scrivere, con coscienza di causa, sul colpo di Stato da operetta. Forse il termine operetta non è del tutto appropriato e ci riporta a un contesto lontano e estraneo ai fatti: alla notte di Tora Tora tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Di sicuro però altrettanto mal congegnato e quasi dilettantisticamente attuato con un presidente che in piena esecuzione ha potuto lanciare un comunicato via Facetime, così tranquillamente come se si trattasse di una pubblicità progresso per la salvaguardia della salamandra turca. Su qualsiasi manuale del colpo di stato per dilettanti si trova scritto che la prima cosa da fare è occupare i mezzi di comunicazione di massa. Una volta radio e televisioni oggi naturalmente anche internet. Lo sanno tutti. Invece Erdogan ha potuto liberamente invitare il popolo a scendere in piazza con un cellulare di terza generazione in offerta con abbonamento al centro commerciale di Ankara.
Ma che dietro lo sventato golpe ci siano state frange del laicismo o i portatori di un’istanza “islamico-moderata”, importa poco. Più significativo sarebbe, piuttosto, se le due frange si fossero unite – cosa impensabile solo un quinquennio fa– nella contrapposizione di un comune nemico. Ma anche quest’ultima eventualità, interessante per gli studiosi dei processi politici, cambierebbe di poco la sostanza dei fatti.
I fatti ci dicono che la progressiva epurazione del vecchio establishment kemalista ha prodotto il clima politico che ha permesso il tentato colpo di Stato. Voglio dire un clima politico dai ridotti spazi di alternanza democratica simile, con le dovute differenze e proporzioni, alla nostra prima repubblica. La composizione del governo di Erdoğan è, infatti, difficilmente scalfibile dall’opposizione così divisa e con così poca credibilità.
La cosa è testimoniata anche dal susseguirsi degli eventi nella notte del golpe con un apparato statale in rivolta ma con un forte consenso popolare che Erdoğan è riuscito a rendere arma attraverso il suo video messaggio.
Per ora Erdoğan ha vinto ma vedremo se sarà in grado di giocare bene questa vittoria cercando di trarne vantaggio sul piano della credibilità internazionale o se invece preferirà rafforzare il potere interno accentuando autoritarismo e abuso di potere, quasi si trattasse di una dittatura della maggioranza che è, notoriamente e per definizione, peggio della dittatura della minoranza.