Cesare Battisti. Il vento è cambiato in Brasile. E’ stata decretata l’estradizione di Cesare Battisti. I parenti delle vittime e la Giustizia italiana stanno aspettando questo momento dal 1981. In fuga dalla Francia, Battisti arrivò in Brasile nel 2004 con un passaporto falso e un visto per turismo poi convertito in permanente da Lula da Silvia del Partito dei Lavoratori nel 2010 nell’ultimo giorno del suo mandato.
Il nuovo presidente in carica da 13 giorni, un ex ufficiale dell’esercito, ha revocato l’habeas corpus concesso nell’ ottobre 2017. Bolsonaro punta a un’ alleanza con l’Italia, con gli USA e con Israele e chiude definitivamente l’era Lula.
Finisce in queste ore, dunque, la fuga del latitante terrorista italiano attivo durante gli anni di piombo. Fin da giovane quando si iscrisse al Partito Comunista Italiano dimostrò una scarsa fiducia del dialogo civile quale risoluzione politica della diversità di opinioni. Si distinse, invece, per atti di teppismo e di piccola delinquenza tanto da essere segnalato più volte alle forze dell’ordine (Articolo su Il Tempo 13 agosto 2011). Non tutti i suoi reati furono però a sfondo politico come se questo potesse essere un’attenuante. Un sequestro di persona con rapina (leggasi “esproprio proletario”) rimase impunito così come l’avventura con due minorenni, 16 e 13 anni, (leggasi “iniziazione proletaria precoce”) (Giuseppe Cruciani, Gli amici del terrorista, p.78). Nel 1977 fu arrestato per aver aggredito un rappresentante della forza dello Stato autoritario (Cesare Battisti, Intervista al fratello), un Sottufficiale dell’Esercito che svolgeva il servizio militare (leggasi resistenza pacifica contro le armi). Dal 1981 dopo la condanna a 12 anni per la partecipazione a quattro omicidi, l’ha sempre fatta franca grazie all’asilo fuori dai confini italiani come rifugiato politico e come scrittore di romanzi noir. Seguono nel 1978, altri “espropri proletari”. Il possesso illegale di armi da fuoco, l’essere parte di una banda armata e di un’ associazione sovversiva lo portarono a una condanna a 12 anni per l’omicidio di un gioielliere, porco capitalista naturalmente. Battisti evase grazie ai suoi compagni travestiti da carabinieri che penetrarono e uscirono dal carcere di Frosinone senza sparare un colpo.
Il leit motive della sinistra, compresa quella liceale, in questi anni ha raccontato che “Battisti non ha mai ucciso nessuno” come se questo bastasse, nell’eventualità, a rimanere a piede libero. Naturalmente a quella narrazione non abbiamo mai creduto.
Battisti è stato condannato a due ergastoli per i delitti Santoro e Campagna e per il concorso morale nell’omicidio Torreggiani, per insurrezione armata, possesso illegale di armi, banda armata, associazione sovversiva, rapina, furto per un totale di 34 capi d’accusa in contumace, in appello, e in via definitiva. Tutto è stato fatto passare per anni come un problema politico e Battisti ha potuto condurre una vita quasi normale, abitando in un appartamento alla periferia di San Paolo, sposandosi due volte, trasferendosi in Messico avendo una figlia, Valentina. Facendole studiare biologia e genetica. Non vorremmo fare facile demagogia ma, per un pluricondannato, si è trattata finora di una vita con possibilità spesso negate a molte persone oneste.
In queste ore, un aereo militare italiano con a bordo uomini dei servizi segreti è già in viaggio verso la Bolivia per consegnare finalmente, alla Giustizia italiana il sinistro pluricondannato. Speriamo non vi siano colpi di scena.