Maduro, Venezuela. Perché si studia la Storia? A scuola la retorica scontata e ormai logora, tanto l’abbiamo digerita e assimilata, ci dice che studiare la Storia serve per non ripetere nel futuro errori già commessi in passato. E invece, pare che ogni generazione debba sbattere il muso su vecchi crimini e sul male già visto.
Così ci stupiamo ancora se le Utopie, i sogni di Giustizia sociale e Uguaglianza, di uno stato moralizzante si trasformano in ipocrisie, corruzione, dittature. Già tutto visto. Ovunque il comunismo si sia materialmente realizzato non ha fatto eccezioni. Non farà eccezioni nemmeno questa volta, nemmeno nel modo con cui il regime si avvierà a conclusione. Se questo sarà vero, Maduro agiterà il vecchio spauracchio dell’invasione, del nemico alle porte che vuole rubare il petrolio. Basterà questo a Maduro per uniformare il popolo e soffocare il dissenso?
Il popolo sono io e quelli che la pensano come me, direbbe Maduro parafrasando il sessantaquattresimo re di Francia. Le masse che nei giorni scorsi hanno colmato le piazze del paese non sono popolo ma “traditori”, “disertori”, apostati. Non esiste la possibilità del dissenso politico perché al regime serve un solo tipo di cittadino: il lavoratore, uguale, uniformato che sa vincere la tentazione del denaro. Cose già viste, dicevamo. E non ci vogliono doti di chiaroveggenza particolari per intuire come andrà a finire. I generali non abbandoneranno di buon grado il regime di Maduro per non finire in qualche corte dell’ Aja a rendere conto di una lunga lista crimini contro l’umanità: corruzione, torture, repressione e naturalmente narcotraffico.
Il Papa suggerisce l’approccio morbido: dialogo e coesione sociale. Una grande idea. Solo che i generali sono abituati ai monologhi, e con le armi in pugno, cariche.Le useranno senza Pietà.
Il Papa suggerisce l’approccio morbido: dialogo e coesione sociale. Una grande idea. Solo che i generali sono abituati ai monologhi, e con le armi in pugno, cariche.Le useranno senza Pietà.