Bruxelles, il cuore dell’Europa, è sotto attacco. Nel mirino l’aeroporto e la metropolitana: decine i morti, oltre 200 i feriti. Prima due esplosioni allo scalo aeroportuale di Zaventem, alle 8 del mattino, che hanno ucciso almeno 14 persone. Un’ora dopo un’altra bomba è esplosa in centro, alla fermata del metrò Maelbeek, vicino alle istituzioni europee: qui i morti sono almeno 20.
Un altro bell’articolo sul senno di poi, cercheremo di risparmiarvelo. Così come cercheremo di risparmiarvi certi stereotipi su quanto abbia ragione Trump, sul fatto che sarebbe ora di usare la mano pesante e di rimettere in sicurezza casa nostra prima di pensare a colpire il terrorismo altrove. E intendiamoci, sono tutte cose che pure hanno un loro senso perché dopo gli attacchi di ieri è emersa con chiarezza la sfida più difficile per la sicurezza europea.
Tutti noi ci auguriamo che Bruxelles sia l’ultima prova della debolezza dell’Europa sul fronte interno ma francamente, tra mille scongiuri, è difficile crederlo. E’ difficile crederlo per via del jihadismo cresciuto in casa, un jihadismo di seconda o di terza generazione anche se con forti legami in Siria e Iraq.
Dunque almeno un pezzo del solito canovaccio ce lo dovete concedere, per poter esprimere solidarietà al Belgio e al suo popolo. Metteremo tutti su Facebook la bandiera del Belgio, d’accordo, ma poi?
Siamo in guerra? Può darsi. Bisogna combatterla? Può darsi. Hanno ragione Trump e Le Pen? Perché no, tutto sommato potrebbero pure avere ragione.
Non abbiamo soluzioni da tirare fuori dal cilindro, perché non disponiamo di informazioni dettagliate. Ma vogliamo cogliere le cause che hanno reso questo paese un terreno fertile per il jihadismo. Bisogna osservare con attenzione Bruxelles e in particolare il livello di immigrazione non integrata. E si fa presto a fare due più due, perché la mancata integrazione è la causa principale della radicalizzazione jihadista. Questo è il vero problema del Belgio, della Francia ma anche dell’Inghilterra e dell’Italia. Meno della Germania.
In seguito ai primi importanti flussi migratori degli anni Novanta, non tutti i paesi sono riusciti a regolarizzare la migrazione clandestina e quella legale, né tantomeno a creare un sistema di integrazione efficiente. Molti paesi tra cui il Belgio e l’Italia hanno preferito nascondere l’odore del problema, anziché risolverlo, sotto l’intenso nauseante aroma del buonismo comunista o di una presunta distorta fratellanza di matrice cattolica.
Questo non ha risolto il problema ma l’ha incancrenito. Le Pen vola nei sondaggi anche se “sopprimere la doppia nazionalità e lo ius soli” e “espellere tutti i clandestini” potrebbe non essere sufficiente.