Aquarius, stop alla prassi buonista che fa dell’Italia un “porto sicuro”

Migranti, Spagna accoglierà l’Aquarius. Fonte: tgcom24.mediaset.it

Il caso della nave Aquarius ha risvegliato l’orgoglio nazionale italiano e ha scosso la situazione di stallo giuridico, etico e politico relativo al soccorso in mare. Il tema non é per nulla semplice come lo fanno entrambi gli schieramenti: i buonisti a poco prezzo da una parte e gli insensibili razzisti dall’altra.

Noi cercheremo di lasciare da parte, per un attimo, il “celodurismo” internazionale e la questione morale e proveremo a trattare il tema dal punto di vista giuridico, il più asetticamente possibile. La nave arancione che batte la bandiera gibilterriana operava in zona di pertinenza, per la ricerca e il recupero, della Libia e di Malta ma in acque internazionali, secondo le modalità descritte dalla  convenzione di Amburgo nel 1979. In questa convenzione, sono fissate di comune accordo le cosiddette Sar  (Search and Rescue). Inoltre, in questa convenzione, si stabilisce il principio generale del “porto sicuro più vicino”  che, però, deve essere della nazione la cui bandiera identifica la nave che ha soccorso per prima. L’area di responsabilità Sar italiana e quella maltese si intersecano in parte a sud della Sicilia anche se questo non influenza la giurisdizione, per i motivi sopra elencati. Malta, però, ha in passato sempre vantato, per un fatto di prestigio, una responsabilità su un’area 700 volte il suo territorio.

Questo, negli anni, é rimasto sulla carta perché Malta non si è mai realmente fatta carico dell’attività da svolgere nella sua zona di competenza. Manchevolezza questa sopperita, nella prassi, dalle autorità italiane.

Nessuno ha mai fatto rispettare, nella pratica, quanto stabilito dalla conferenza di Amburgo:non Malta ma, a dire il vero, nemmeno mai l’Italia che ha sempre operato in tutte le Sar limitrofe  di paesi (Malta, Libia,Tunisia) che si sono dichiarati privi di mezzi per poter operare i soccorsi. Questo ha creato confusione e contraddizioni.

Secondo alcuni, l’estensione non era poi così automatica, inclusa quella sulle destinazioni di sbarco dei profughi tratti in salvo, i cosiddetti “porti sicuri”.

Ovunque, in mare, quindi il porto sicuro più vicino è sempre un porto italiano, anche a una decina di miglia dalla Tunisia o dalla Libia, anche quando a operare i soccorsi è una nave battente bandiera tedesca, olandese o di Gibilterra – come nel caso dell’Aquarius.

I porti nostrani hanno finito per accogliere tutti i migranti – non importa da quale nave, in quale Sar o vicino a quale porto siano soccorsi. Ed è così che alle operazioni partecipano ormai anche i volontari e le ONG facendo nascere non pochi e legittimi sospetti sulla reale buona fede. Sembrerebbe, infatti, che ci sia finalmente un gran numero di filantropi in giro per il mondo. Eppure il nostro leopardiano pessimismo sulla natura umana ci fa dubitare assai. Del resto ha fatto dubitare anche qualche magistrato italiano.

La prassi ha reso quindi difficile modificare una situazione semplicemente ex lege che a voler essere rigorosi, sempre ai sensi della Convenzione di Amburgo, prevedrebbe l’intervento soltanto in caso di sinistro o di naufragio escludendo quindi le condizioni di rischio artatamente create.

Matteo Salvini, ministro degli interni fonte:Fidelity News – Fidelity House

Gli obiettivi, recentemente dichiarati dal governo italiano, pongono la situazione sotto una diversa e inedita prospettiva. Continueremo semplicemente a reagire alle emergenze caso per caso o il governo saprà elaborare una strategia in grado di vedere oltre?

Il governo e l’Italia sono in netto scontro con l’Europa. Noi ci sentiamo di applaudire il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il braccio di ferro condivisibile e,finora, vinto. Rimane il fatto che nemmeno Salvini, e forse nessuno, può alterare le basi geopolitiche della questione migratoria.

 

La nave arancione che batte la bandiera di Gibilterra operava in zona di pertinenza, per la ricerca e il recupero, della Libia e di Malta ma in acque internazionali, secondo le modalità descritte dalla  convenzione di Amburgo nel 1979. In questa convenzione, sono fissate di comune accordo le cosiddette Sar  (Search and Rescue). Inoltre, in questa convenzione, si stabilisce il principio generale del “porto sicuro più vicino”  che,però, deve essere della nazione la cui bandiera é a poppa della nave che ha soccorso per prima.La nave arancione che batte la bandiera di Gibilterra operava in zona di pertinenza, per la ricerca e il recupero, della Libia e di Malta ma in acque internazionali, secondo le modalità descritte dalla  convenzione di Amburgo nel 1979. In questa convenzione, sono fissate di comune accordo le cosiddette Sar  (Search and Rescue). Inoltre, in questa convenzione, si stabilisce il 

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