Sul fronte democratico il super martedì ha di fatto consegnato la nomination a Hillary Clinton, come già si poteva prevedere specie dopo la vittoria in Illinois, Ohio, North Carolina e Florida. Considerato anche il peso dei superdelegati e la presa di Sanders sulle minoranze etniche (sic?), è ormai quasi impossibile per il senatore del Vermont centrare l’obiettivo.
In campo repubblicano invece fare i conti è più complesso, perché Trump si è imposto in Florida, Illinois, North Carolina ma non è riuscito a conquistare l’Ohio, uno Stato che adotta la regola del First Pass the Post, ovvero il primo piglia tutto e che, quindi, assegna tutti i delegati al solo vincitore. L’Ohio è una consultazione storicamente cruciale nelle elezioni generali.
La vittoria di Trump e quindi la sconfitta per il senatore Rubio subita proprio in Florida ha persuaso lo stesso ad abbandonare la corsa. I suoi elettori (circa il 15-20% del totale repubblicano) difficilmente potrebbero votare per Trump ma piuttosto per Ted Cruz o John Kasich.
In politica è difficile andare contro le proprie ambizioni personali anche in partiti seri come quelli americani. Tuttavia questo potrebbe forse essere abbastanza per consentire ai due candidati di aggiudicarsi qualche altro Stato e impedire a Trump di ottenere la maggioranza di delegati. Ma…come detto c’è da vedere se faranno quella che gli americani chiamano la brokered convention, che tradotto in Italiano è una nomination a tavolino. Un congresso unitario, diremmo noi. Ma lì, oltreoceano, è tutta un’altra cosa.